2.2.1 I primi grandi autori

In un bellissimo ma sottovalutato film del 1971 con Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, Scipione detto anche l’Africano, Catone (interpretato da Gassman) tiene un monologo stupendo in cui ammonisce i Romani perché non si montino la testa: tutto ciò che di bello hanno, arte, architettura e letteratura, derivano dalle guerre contro Etruschi e Greci. Non è falso: i Romani hanno importato tutto, spesso dopo violenti scontri contro le civiltà a loro vicine. Dagli Etruschi, che erano stanziati a nord di Roma, trassero l’alfabeto (unendolo a quello greco), l’arte della divinazione, l’oreficeria e diversi altri costumi. Dal mondo greco, di cui l’Italia meridionale era parte, trassero la Cultura, in ogni sua forma, dalla religione alla scrittura.

Non vi risulterà strano sapere quindi che il primo autore attestato in lingua latina fu proprio un ex prigioniero di guerra. Livio Andronico, nato a Taranto come Andronico, ottenne il gentilizio dopo che il suo ex padrone, Livio Salinatore, lo ebbe liberato. Di lui sappiamo che fu condotto a Roma schiavo dopo la guerra contro Pirro (280-275 a.C.). Andronico divenne famosissimo dopo la traduzione in latino di alcune commedie di lingua greca e divenne talmente ricco che riuscì a comprarsi la libertà. A Roma, infatti, la schiavitù non era definitiva, era una questione di dracme. Divenuto famosissimo, ottenne di poter creare il primo sindacato artistico della Storia, il Collegium Scribarum Histrionumque (Collegio degli scrittori e degli attori). L’opera cui è maggiormente legato è l’Odusia, una traduzione in latino dell’Odissea di Omero, riadattata per sostituire all’esametro epico il verso saturnio, proprio della religiosità romana.

Il secondo autore degno di nota dell’antichità romana è Cneo Nevio (III-II secc. a.C.), vissuto ad Atella, in Campania, anche di cultura greca. Nevio fu soldato e combatté nella Prima Guerra Punica, che narrò in un carme, poi riadattato in poema epico, conosciuto come Bellum Poenicum, anche questo in saturni. A lui è anche attribuita, tra le altre, una commedia dal titolo Tarentilla, ambientata a Taranto.

Colui che maggiormente influenzò e trasformò la Letteratura Latina, però, fu Quinto Ennio (III-II secc. a.C.), greco di Rudiae (oggi nel leccese ma allora nella sfera d’influenza tarantina). Egli diceva di avere tre cuori: uno greco, uno osco e uno latino, in quanto parlava tre lingue. Fu il maggior poeta epico dei latini prima dell’avvento di Virgilio. Fu prolificissimo e introdusse a Roma il metro epico, l’esametro, reinventò la satira, trasformandola in genere letterario, e scrisse quello che fu il poema epico latino per eccellenza, almeno fino all’avvento di Virgilio: Annales, dalle origini di Roma a Scipione l’Africano, che gli fu molto amico e lo rese famoso.

Il teatro era molto popolare a Roma. Gli autori più prolifici furono Terenzio (II sec. a.C.) e Plauto (III-II secc. a.C.)per la commedia e Pacuvio (III-II secc. a.C.)e Accio (II-I secc. a.C.) per le tragedie. Terenzio e Plauto erano due autori diversissimi tra loro: le commedie del primo erano riflessive, eleganti e dalla morale più sottile; quelle del secondo facevano uno spropositato uso di balli, canti e linguaggio triviale. Indovinate quale dei due ebbe più successo. Se volessimo paragonare lo stile dei due commediografi a due autori moderni, direi che Terenzio sta a Woody Allen come Plauto sta a Mel Brooks.

Il già citato Marco Porcio Catone (III-II secc. a.C.) non fu solo politico, ma anche scrittore. Catone si distingue per il suo conservatorismo. Infatti, prima dell’avvento di Mario e Silla, la politica romana si giocava sul fattore culturale ed era frammentata tra conservatori o catoniani, che volevano una cultura romana senza influenze straniere, men che meno dai greci (considerati lascivi e piuttosto zuzzurelloni), e filogreci o scipioniani. La famiglia degli Scipioni, infatti, credeva che l’Impero di Roma dovesse fondare la propria cultura sull’alessandrinismo, che era diffuso in tutto il Medioriente. Scipione l’Africano, se non fosse declinato verso la fine della sua vita, avrebbe potuto anticipare Cesare e avrebbe usato la cultura greca come strumento di propaganda. Tornando a Catone, è importante perché il suo De agri cultura è il primo trattato in prosa latina a giungerci completo, e fu alla base di numerose altre opere a tema, come il De re rustica di Varrone e le Georgiche di Virgilio.

Ultimo ma non ultimo autore arcaico d’importanza è certamente Gaio Lucilio (II sec. a.C.), che perfezionò la satira letteraria, già creata da Ennio, e ne fece un genere seguitissimo, con regole metriche e tematiche proprie. Dovete infatti pensare che ogni genere letterario della Letteratura Latina, dall’epica alla trattatistica, dalla lirica al dramma, deriva da generi già esistenti in Grecia e spesso sono calchi riadattati di quella. La satira, invece, fu l’unico genere ad essere nato esclusivamente a Roma.