1.15 La Pittura

La storia della pittura greca deve essere scritta sulla scorta delle testimonianze della ceramica, oltre che sulla scorta di riferimenti letterari. Dall’anno 1000 circa, con Atene, cominciò ad apparire ceramica di prima qualità, in parte di grandi dimensioni, decorata solo con disegni geometrici. Quando più tardi furono introdotte le figure umane, anch’esse erano molto stilizzate e raggruppate in modo tale da costituire piuttosto un’estensione dei moduli geometrici. Con gli sviluppi successivi, la tecnica, la forma e la decorazione compirono grandi progressi. La ceramica dipinta di uso pratico aveva diffusione universale tra i Greci, dovunque essi migrassero. Parte di essa era esportata anche presso i vicini barbari. Gli Etruschi e altri popoli italici ne importavano in grandi quantità e ne fabbricavano anche imitazioni, ma i popoli civili orientali non mostrarono mai per essa il minimo interesse. Sebbene le città greche produccessero il proprio vasellame a buon mercato, alla fine la maggior parte di esse decise di lasciare a pochissime mani la produzione più raffinata: prima a Corinto, e dopo la metà del VI secolo, quasi esclusivamente ad Atene.

La pittura della ceramica corinzia era puramente decorativa. La ceramica era concepita per l’uso quotidiano, e perciò essa era decorata allo scopo di renderla piacevole, non per farne delle opere d’arte. Gli Ateniesi eccellevano nel ricoprire di scene mitiche o eroiche le superfici curve, spesso in composizioni complicate. Nella prima fase, che toccò il culmine durante la tirannide di Pisistrato, si usava una tinta nera sullo sfondo dell’argilla che, dopo la cottura, aveva un colore prevalentemente arancione ma tendente, in ogni vaso, o verso il giallo o verso il rosso. Verso la fine del VI secolo, fu inventata la tecnica di invertire il processo, coprendo di nero il fondo e lasciando la pittura vera e propria nel colore della terracotta. Questo nuovo stile è detto, per convenzione, a figure rosse, mentre il precedente è detto a figure nere. Nell’arco di un ventennio, i vasi a figure rosse ebbero il sopravvento, e gli altri, a figure nere, praticamente scomparvero.

Molta ceramica era usata per scopi religiosi, per essere seppellita nelle tombe o per contenere olio per le libagioni, e i disegni erano appropriati: scene funebri, o mitologiche o simili. Ma in massima parte gli oggetti erano fatti per il comune uso personale, e allora i temi erano illimitati: da quelli mitologici e militari a quelli domestici, a volte osceni o grotteschi. Sotto questo aspetto i pittori dei vasi avevano una libertà che era negata agli scultori e ne usavano con brio e meravigliosa fantasia. Le pitture mancavano di profondità perché sulle superficie curve dei vasi di ceramica sarebbe stato molto difficile l’uso della prospettiva.  Anche se furono aggiunti alcuni colori, e nel V secolo furono prodotti bellissimi vasi con uno sfondo di pasta bianca che produceva un effetto del tutto diverso da quelli rossi e neri, il campo restava ristretto e non si puòl negare una certa monotonia. Questa impressione era accentuata a causa dell’uso costante del disegno lineare in tutte le figure, che escludeva il chiaroscuro con tutte le sue possibilità. Qua è là, tuttavia, ci fu qualche tentativo di superare questi limiti, sotto l’influenza della pittura murale e del pannelli. La pittura figurativa sui vasi scomparve verso la fine del IV secolo.

La pittura murale era molto diffusa, cominciando probabilmente con il rinascere dell’architettura monumentale. Era limitata agli edifici pubblici compresi i palazzi reali dell’età ellenistica, e il suo sviluppo fu molto più lento dell’architettura e della scultura. A poco a poco i pittori impararono a modellare le figure con le luci e le ombre, e a creare un’illusione delle tre dimensioni. Il più celebre pittore della Grecia antica fu Apelle, vissuto nel V secolo, un secolo più tardi di Fidia. Egli era pittore di corte di Alessandro. Il più grande scultore, Fidia, era stato strettamente associato con Pericle, mentre il più grande pittore, Apelle, con il conquistatore e monarca con il quale iniziò l’età ellenistica.