3.1 Le colonie peloponnesiache sul Golfo di Taranto

Nello stesso periodo in cui sorse Siracusa, sul golfo di Taranto furono fondate altre città destinate a divenire non meno gloriose, da coloni provenienti da varie regioni del Peloponneso: dall’Acaia, dalla Laconia, dall’Argolide. Questa ondata migratoria, posteriore di qualche decennio alla colonizzazione euboica in Occidente, approdò sulle coste del golfo di Taranto verso la fine del secolo VIII. Una dopo l’altra e una accanto all’altra sorsero Sibari, Crotone, Taranto, Metaponto.

Molti furono gli eroi greci e troiani che, secondo la leggenda, approdarono in Italia e in Sicilia, dopo la caduta di Troia. Tra i vari nostoi (ritorni) di questi eroi c’erano spesso rapporti di interdipendenza, tanto che alcuni poterono essere raccolti in uno stesso poema in cinque canti, in un’età non precisabile, composto da Agia di Trezene, e intitolato Nostoi, che nel ciclo epico seguiva la Distruzione di Ilio (Ιλίου πέρσις) di Arctino di Mileto e precedeva l’Odissea.

Strabone, prima di narrare come gli Achei del Peloponneso si stabilissero a Metaponto poco dopo la fondazione di Sibari, ci dice, senza citare la fonte, che prima era esistita una Metaponto dei Pili. Questa originaria Metaponto sarebbe stata fondata dai compagni di Nestore, al ritorno della guerra di Troia, e avrebbe goduto di una tale prosperità, grazie alla fertilità della sua campagna, che i suoi abitanti avrebbero consacrato a Delfi una “messe d’oro”. A prova dell’esistenza di questa città fondata dai Pili, Strabone aggiunge che fu distrutta poi dai Sanniti. Nel particolare dei Sanniti citato da Strabone si cela però un anacronismo poiché la calata dei Sanniti sulla costa jonica avvenne solo nel V secolo. Bisogna quindi supporre che Strabone abbia indicato con il termine “Sanniti” gli indigeni, salvo che non ci sia addirittura una confusione con i Lucani che nel IV secolo attaccarono la Metaponto storica. E forse anche il “raccolto d’oro” consacrato a Delfi fu un’offerta assai più recente della colonia Achea, la quale infatti coniava monete con l’effige della spiga. D’altra parte Strabone distingue nettamente la fondazione mitica da quella storica di Metaponto, e citando Antioco, precisa che quando i Sibariti invitarono i loro fratelli Achei a stabilirsi a Metaponto, la regione era stata già abbandonata dai primi abitatori. Va inoltre ricordato che il geografo Strabone, descrivendo la costa dell’Etruria, dice che la città di Pisa fu una colonia di quegli stessi Pili che fondarono Metaponto e fu fondata dalle genti di Pisa nel Peloponneso, che con Nestore avevano partecipato alla guerra di Troia. Al ritorno da Troia, questi Pili si smarrirono e parte di loro si stabilirono sulla costa etrusca e parte a Metaponto. Alle origini peloponnesiache della Pisa etrusca allude anche Virgilio nell’Eneide, e questa notizia virgiliana viene completata pure da Servio nel suo commento all’Eneide. Questa tradizione viene confermata anche da Plinio il Vecchio. Inoltre, a Pisa era localizzata la legenda di Epeo, personaggio omerico che aveva partecipato alla guerra di Troia con trenta navi delle Cicladi e che aveva costruito con l’aiuto di Atena il cavallo di legno escogitato da Ulisse per prendere Troia, legenda che viene ritrovata anche nella regione metapontina.