1.13 Architettura e Urbanistica

La campagna greca era piena di gente ma spoglia dal punto di vista architettonico. Fatta eccezione per occasionali complessi di templi ad  una certa distanza dalla città, le costruzioni piùà significative erano riunite nei centri abitati. Con il passar del tempo, questi centri diventarono sempre più affollati così da assumere un aspetto confuso se non proprio disordinato. Le mura di cinta cittadine erano robuste ma irregolari, con porte che sovente non corrispondevano alle vie interne principali che erano strette e tortuose. La piazza pubblica, l’agorà, tendeva diventare caotica ai margini, dove sorgevano una dopo l’altra le nuove costruzioni, dove stazionavano i banchi di vendita del mercato e dove sorgevano lapidi e statue dedicatorie. A questo proposito, è paradigmatica la confusione urbanistica di Delfi, dove la Via Sacra che serpeggiava su per il colle fino al tempio principale di Apollo, era segnata lungo tutto il suo percorso da oggetti e costruzioni dedicatorie, che si accumulavano un secolo dopo l’altro, mentre alcuni di quelli vecchi andavano in rovina e altri erano demoliti.

Pausania, nella sua Descrizione della Grecia scritta nel II secolo d.C. così descrive alcuni monumenti che erano stati eretti nel V secolo a.C. : “La statua dorata di Frine (la cortigiana) era opera di Prassitele che era il suo amante; la statua fu dedicata ad Apollo dalla stessa Frine. Vengono di seguito due statue di Apollo, una dedicata da quelli di Epidauro in Argolide e tratta dal bottino persiano, l’altra dai Megaresi per commemorare una vittoria sugli Ateniesi presso Nisea. Il bue fu dedicato dai Plateesi per l’occasione in cui essi, insieme con gli altri Elleni, respinsero il generale persiano Mardonio, figlio di Gobria, dal loro territorio. Poi ci sono altre due statue d’Apollo…”.

La prima idea di un piano regolatore (nel senso moderno del termine) è attribuito nella tradizione greca a Ippodamo di Mileto, che fiorì alla metà del V secolo. Aristotele riferisce di “una maniera ippodamea” di pensare la città, anche se gli archeologi hanno accertato che il sistema urbano a reticolato rettangolare era molto più antico, esistendo nella vecchia Smirne sin dal VII secolo e forse anche in alcune colonie occidentali. Ippodamo appariva come un riformatore, un pianificatore della città, e a quanto sembra gli fu data la possibilità di tradurre in pratica le sue idee al Pireo, il porto di Atene, e forse pure altrove. Le resistenze però furono molto forti e per un certo periodo prevalsero. La concezione di Ippodamo della città era troppo astratta e formalmente matematica, con poco riguardo al terreno che spesso era molto irregolare, e per il modo in cui si svolgeva la vita greca. Aristotele osserva che c’erano forti obiezioni all’idea di Ippodamo, soprattutto dal punto di vista militare, poiché la vecchia disposizione casuale delle strade e degli edifici, ostacolava gli invasori che cercassero di farsi strada o per entrare o per fuggire.

La città di Olinto, sviluppata nella seconda metà del V secolo sul margine nord-orientale dell’area greca, è un raro esempio di città classica con pianta regolare ispirata alla concezione ippodamea della città. Il trionfo della città pianificata, annunciato dalla nuova fondazione di Priene in Asia Minore, ebbe inizio subito prima di Alessandro, segnando così il mutamento decisivo avvenuto in età ellenistica.

A partire dal VI secolo il tempio normale era costituito da un corpo centrale chiuso con solide mura e coperto (la cella) in cui trovavno posto la statua della divinità e un ammasso di oggetti votivi e tesori, e con un sistema esterno di colonne anch’esso coperto.  Dal VII secolo si era affermato l’uso di costruire in pietra gli edifici pubblici. Il marmo, abbondante in Grecia in varie tinte e grane, diventò di largo uso nel VI secolo, ma solo nel V secolo, e anche raramente, fu usato come materiale esclusivo per grandi edifici come il Partenone sull’acropoli Ateniese.

I tetti erano coperti di tegole di legno o di terracotta, qualche volta di marmo. Nelle modanature si usava molta pittura, di preferenza sui rossi, sugli azzurri e in altri colori vivaci. I mattoni erano generalmente riservati agli edifici privati, era un materiale povero (si seccavano al sole) destinato ad architetture povere e di scarso interesse. I templi mostrano più chiaramente i canoni caratteristici dell’architettura greca. A parte rare eccezioni, i templi sono suddivisi in “ordini”, il dorico  e lo ionico. Il tempio ionico è più leggero ed elaborato poiché tratta in modo più decorativi le basi e i capitelli delle colonne, con differenze corrispondenti nei fregi, con un diverso ritmo architettonico, ottenendo un impianto meno squadrato e matematico. L’ordine corinzio non sembra affatto un ordine indipendente ma, semmai, una derivazione più ornata di quello ionico, e comunque ebbe scarsa importanza fino all’età romana. In seno a ciascun ordine, pur con varianti spesso spettacolari nei particolari, i templi conservarono per secoli una struttura praticamente costante. Il Partenone segnò il maggior trionfo dell’architettura religiosa e segnò anche il punto finale, molti anni prima della fine del V secolo. I templi erano progettati solo per essere contemplati dall’esterno, e i loro architetti, a differenza degli architetti delle cattedrali medievali, non erano spinti a toccare i cieli o a soddisfare i bisogni emotivi di grandi riunioni di devoti. Gli architetti greci, prima che si costruissero i palazzi e le ville ellenistiche, non si occuparono molto degli interni. Essi non usavano né l’arco né la volta, noti da gran tempo ai Babilonesi e agli Egiziani e da loro largamente impiegati, benché di solito in mattoni. I Greci non amavano i mattoni, e l’arco in pietra appariva una cosa molto complicata. C’era una ragione evidentemente psicologica che inibiva qualsiasi impulso a fare diversamente rispetto ai canoni della tradizione. Furono i Romani a esplorare le possibilità statiche e strutturali dell’arco e della volta, e più tardi della cupola, arricchendo l’architettura con l’uso diffuso dei mattoni e poi del calcestruzzo.